Claudio e Beatrice, ci presentiamo così, attraverso una lettera scritta ad un Amico....
"Magico
progetto il tuo, amico caro… mentre percorrerai la 66, pensieri e
preoccupazioni scivoleranno via dalle tue spalle, passando lungo i
fianchi sudati del cavallo che dividerà con te la strada, fino a cadere
a terra perduti per sempre....
Io
sto fisicamente bene. Ma vivo di miraggi, miraggi che diventano
realtà, man mano che si avvicinano. Poggio all'Orso è un folle
miraggio che si sta consolidando... I benpensanti borghesi mi chiedono
come faccio a vivere quassù. Poi, dopo un pò che siedono qui con me,
mi chiedono se ho un posto per ospitarli.... La magia della natura
entra dentro di loro, li intossica lentamente, disturba i loro aridi
ragionamenti... Il sudore mio, l'odore della terra calda di sole, il
belato delle capre e il gioco dei cani, il canto e la rissa dei galli,
il verde sfacciato delle fronde, il gorgoglio dell'acqua che adesso
sale gelata e allegra dal pozzo artesiano, sudata goccia a goccia per
tre anni, li distoglie dagli sterili luoghi comuni di cui vivono, di
cui si nutrono, di cui si ammalano.
Ed
io sorrido...e penso alla corrente elettrica che è mancata per
altrettanti tre anni, alle candele la sera con la loro luce calda ed
intima accompagnata dal silenzio dei boschi fuori dalle finestre buie,
alla morte annunciata della televisione, ormai muta e fredda e
dimenticata da una parte, alla chitarra di Claudio, unica voce
sommessa e garbata che usciva dalla camera di legno, all’intimo dialogo
a cui spinge il silenzio rumoroso delle notti silvestri, quando è
d’obbligo parlare sotto voce per non disturbare la natura intorno,
quando è d’obbligo parlare dal profondo, perché sottovoce si possono
dire solo cose intime, importanti….
E
ritorno a quei momenti fortunati, faticosi, vivi. Dove tutto è
strappato alla terra con le mani, senza uno strumento agricolo, ma solo
in compagnia della zappa e della vanga… E ritorno al taglio
drammatico di rovi grandi e forti come tronchi decennali, alla
scoperta del terreno sotto di essi, alla rinascita fatta di un ampio
sospiro verde degli alberi stretti da anni in liane assassine, alle
stalle costruite a mano con fatica, martello e chiodi….
E
ritorno al costruire, al fare, così come oggi costruiamo e facciamo..
in un gioco da grandi che deve durare tutta la vita. Perchè Poggio
all’Orso è un gioco da grandi. Un gioco da grandi che si sono stancati
della monotonia delle cose, delle scarpe di pelle e dell’asfalto delle
città, dei luoghi comuni, dell’esteriore vivere… Un gioco faticoso,
impegnativo, dove si scommette ogni giorno e in ogni occasione, dove si
perde spesso e si vince raramente, ma quando si vince, la gioia
chiude la gola e le lacrime scivolano dal mio viso al collo del
cavallo che sto abbracciando, alla capretta che appoggia le zampe sul
mio stomaco per raggiungermi le mani, ai gattini minuti e gracili che
scoprono il mondo fuori dalla cucina….
E
in questi rari ma forti momenti di vittoria, il giocatore vince,
vince sulla vita, vince sulle sfide, vince su se stesso andando oltre a
ciò che potrebbe essere stato in un percorso comune, anonimo,
stereotipato… vince sul branco in un canto solista unico ed
irripetibile.
Ti abbraccio e ti auguro davvero tanto bene."
Bea
2 commenti:
buon compleanno Bea... spero tu stia benone
si mariano, grazie. non me lo aspettavo... grazie davvero!
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