giovedì 3 novembre 2011

Va tutto bene...

C'è un attimo, nei pomeriggi tardi d'autunno, dove tutto si ferma. Dove piante e animali stanno in silenziosa attesa, forse che cada quel sole rosso là, in bilico all'orizzonte... E in questo momento i cavalli, nella capannina tiepida del loro odore, insieme alle capre masticano il fieno, lasciato cadere in fasci d'oro spento, confusi. Il rumore ritmico e differente di ognuno, il pelo caldo e lanoso già pronto per i rigori d'inverno, uno sbuffo per la polvere, il movimento di uno zoccolo... mi dicono che  tutto va bene, che tutto è come deve essere, che tutto è al posto giusto prima della sera....

bea

lunedì 31 ottobre 2011

Il cambiamento sei tu!

Ogni volta mi chiedo, vedendo persone preoccupate, innervosite
o deluse che protestano, dov'è il cambiamento che cerchiamo.
È qui: davanti a noi, in noi. Siamo noi.
Il cambiamento epocale avverrà in prima persona. Abbiamo un enorme
potere, quello di
scegliere come vivere, cosa acquistare, di cosa vestirsi, come nutrirsi, come spostarsi, come scaldarsi, come educare i propri figli, in che dio credere e che valori avere. Semplicemente ce ne siamo dimenticati, nella fretta di fare quello che si dovrebbe fare, ovvero produrre, guadagnare, correre, vivere secondo schemi prestabiliti.
Il cambiamento è qui.
L'umiltà di partire da se stessi, nelle piccole scelte quotidiane, è la base del cambiamento dell'umanità. Scegliere è la parola d'ordine. È facile, semplice, immediato, sicuro e permette di riscoprire le potenzialità umane.
Adesso, in questo istante, mentre mi leggi, spengi la tv. Non
ascoltarla. Non guardarla. Rifletti tu, con la tua testa, su quello
che vedi intorno a te. Lascia scorrere libere le tue personali
considerazioni. Deduci in autonomia di pensiero. Poi scegli. Adesso,
mentre mi leggi, decidi se davvero avere un'auto costosa ti cambia la
vita o se con un'auto più modesta puoi spostarti lo stesso. Pensa a
come è costruita quell'auto, a come è commercializzata, pensa a quanto
può costare in risorse umane. Poi scegli. Decidi se affogare le
giornate in ufficio, seguendo etiche commerciali che nemmeno condividi
per portare a casa uno stipendio medio alto e se questo ti può davvero
essere utile. Valuta quanto vale il tuo tempo di vita e che cosa è più
importante fare. Poi scegli. Adesso, mentre mi leggi, considera di
cosa ti vesti, quanto vale vestirsi in un certo modo anziché in un
altro, cosa significa per te vestirsi, quanto incide sulla vita altrui
– animale o umana – quello che ti metti addosso. Poi scegli.  Valuta
come ti scaldi e come ti sposti, cosa usi per farlo e cosa questo
causa al mondo dove vivi. Poi scegli. Scegliendo metti in atto la tua
Libertà. Ora. Qui. Subito. Scegliendo metti in atto il cambiamento.
Perchè il cambiamento sei tu.
bea

mercoledì 19 ottobre 2011

Cronaca: torna l'inverno...

Qui il freddo sta arrivando, il vento spettina i castagni con le prime foglie canute. i ricci stanno a terra formando tappeti orientali d'inverno. Per scaldarsi dobbiamo tagliare la legna, segarla, spaccarla e sistemarla in ordinate cataste. Usiamo legna secca, senza abbattere alberi ma ripulendo i boschi intorno. La stufa canta, ma dopo aver fatto legna da ardere fa sempre troppo caldo in cucina. La stufa canta e scoppietta intima e confortevole, emanando un tepore asciutto e sano di bosco...


bea

Cronaca: storia di Orso. Vecchio, insignifante, importante cane...

Orso...


10 dicembre 2004…. entro nel canile e sono subito circondata da una cinquantina di cani che mi fanno le feste…da sotto una baracca-cuccia, con la coda dell’occhio vedo correr via grossi ratti scuri, forse disturbati dal mio arrivo.
I volontari hanno stivali di gomma coperti di fango e il fango stesso sembra voler inghiottire anche me. Una volontaria giovane e gracile che indossa una giacca quattro taglie più grande della sua, mi dice che ce ne sono altri duecento chiusi nei recinti. Anche gatti. Questi, scaruffati e con l’espressione contrariata o annoiata, mi osservano dalle grate di una finestrella in alto…
Mi guardo intorno, tentando di non sentire quei latrati assordanti, alla ricerca di un amico che mi possa far compagnia. Intanto i cani, di tutti i colori, taglie ed età, continuano a girarmi intorno, chi saltando, chi annusando, chi scodinzolando con frenesia. Alcuni sembra si vogliano proprio “vendere bene”, altri sono solo curiosi o vogliosi di giocare.
Lontano da tutti, in un angolo, vedo un mezza - taglia nero con il petto bianco, il solito anonimo “nerino” che si trova in ogni canile che si rispetti. Tace, forse l’unico a farlo, e tiene il capo basso, osservandomi appena di sottecchi. Silenzioso, discreto, dignitoso, penso io.
Chissà cosa pensa lui.
Chiedo alla volontaria gracile chi è quel ragazzino nero con un orecchio su e uno giù. Lei mi risponde che il ragazzino è il vecchio Orso, dodici anni, sordo e malato di convulsioni, e l’orecchio non è giù, ma gli manca proprio…
Mi piace. La sua dignità mi piace, il suo riserbo. Da quel momento non penso ad altro. Scegliere un cane, adesso lo so, è un colpo di fulmine.
Ma, per adesso, io non piaccio a lui. Non mi degna di uno sguardo, neanche quando tento di conquistarlo portandolo a spasso con il guinzaglio. Cammina dritto e tutto preso dalla passeggiata, ma non reagisce alle mie carezze e continua a camminare al mio fianco facendomene gentile concessione, senza confidenze. E questo dura settimane. Mai una volta Orso mi guarda negli occhi.
Sono io adesso dalla parte dei cani che si volevano “vendere bene” al mio arrivo al canile. Devo scodinzolare per attirarlo? Forse. Gli porgo dei bocconcini, li prende con delicatezza e se li gusta lentamente. Niente di più. Quando arrivo non si sbilancia neanche un po’: accetta il guinzaglio e poi via nel prato verde, ma sempre con l’aria di chi è troppo impegnato per dar relazione a chiunque…
Il giorno che arriva a casa piange quando la volontaria se ne va via. Devo ancora conquistarlo. Sta sotto il radiatore tutto il tempo, capisce subito le regole e le rispetta, ha un otite grave che riesco a curare a fatica e se si spaventa entra in doccia e non ne vuole più uscire. Con il tempo comincia ad alzare il capo e guardarmi con quegli occhietti tondi e marroni, mi segue e sembra finalmente cominciare ad accettarmi come amica, ma sempre con riserva…. Le convulsioni si presentano sempre più spesso, emette un suono tra un colpo di tosse e un lungo guaito poi diventa rigido ed infine si accascia…questo accade anche una volta la settimana… Un giorno durante un attacco cade dalle scale e per questo ancora oggi cammina tutto di traverso per una lesione alle vertebre cervicali. Comincia a soffrire di labirintite e due volte devo mettergli il collare rigido per la caduta. Le cure diventano sempre più frequenti, ma i risultati sono piuttosto scarsi…

Febbraio 2008

Finchè non metto su un azienda agricola, dove Orso insieme a Medea, piccola maremmana tascabile adottata come lui, scorrazzano tutto il giorno all’aria aperta.
E da quel momento, esattamente un anno fa, Orso all’improvviso non ha più avuto convulsioni. L’azienda porta sul cancello, in onore proprio a lui, il nome di Poggio all’Orso.
Adesso ha sedici anni, è pieno di acciacchi, ha un dente ogni quarto d’ora e brontola spesso e volentieri, soprattutto contro le pecore, che, credo, non abbia capito ancora cosa siano di preciso…però finalmente mi ha adottata, adesso mi corre (si fa per dire!) incontro e mi fa le feste con quel mezzo orecchio che gli ballonzola di traverso.
Sordo come una campana, quando lo chiamo si gira da tutte le parti eccetto la mia, per vedere chi lo sta cercando. Eppure, mai mi sono pentita di averlo preso. Lui mi ha insegnato quella grande qualità che spesso, troppo spesso, a noi umani manca: la dignità. Ce ne ha messo di tempo per darmi il suo amore, e mi ha fatto sudare per conquistarlo, ma oggi è parte integrante della famiglia.
Per questo di questa storia non ci sono foto, perché l’amore non si può fotografare…

Aprile 2009

Orso ha tre amici, tutti adottati come lui: Poldo, Caramella e Medea. E’ il nonno del gruppo, un po’ brontolone e poco disposto a giocare con i due nuovi cuccioli. Ultimamente fatica a camminare e quando è in piedi dopo pochi minuti si accascia, le zampette non lo reggono più. Eppure, adora stare nel prato, si distende, si guarda intorno e gode di quel che vede, negli occhietti marroni brilla il riflesso del sole, facendogli tornare lo sguardo luminoso di quando era giovane. Però, ogni giorno di più, invecchia. Adesso passa il tempo sulla sua brandina, all’ombra di un vecchio castagno. I suoi amici spesso gli vanno intorno e lo leccano, quasi a dire. “Ci siamo, siamo qui…”. Da una settimana rifiuta il cibo, beve solo a siringa e ogni tanto getta dei gridi fortissimi, non capisco se di dolore o disperazione. Poi si accascia tremante. Un giorno, lentamente e senza far rumore, i suoi occhietti marroni si chiudono, per sempre. Decidiamo di tenerlo con noi. Viene adagiato su una carriola per portarlo sotto all’abete più vecchio dell’azienda, lì dormirà per sempre… il mio compagno si muove con passo lento portando il corpicino verso il grande albero. Io osservo da una collinetta vicina, mentre il dolore mi riempie. Non ho il coraggio di partecipare, non ce la faccio… Eppure, ad un tratto, vedo dall’alto che a Claudio si aggregano, in ordine silenzioso e sparso, prima i tre cani giovani, poi le due pecore, infine la capretta con i tre figli piccoli… seguo con lo sguardo la scia animata di quello strano corteo funebre che arriva sotto l’abete. Claudio ferma la carriola con Orso, gli altri animali si dispongono intorno, i cani seduti si scambiano piccoli gesti che ricordano un gioco sommesso, quasi sottovoce. Pecore e capre brucano lente facendo tintinnare i campani che portano al collo, alzando ogni tanto lo sguardo verso ciò che sta accadendo. La vanga e la pala fanno il loro rumore. Fino alla fine, tutti assistono al rito, in un silenzio intriso di serena partecipazione…. La consapevolezza della morte di Orso nei suoi amici animali mi sta insegnando come si affronta la partenza di uno di noi….

Ancora oggi lo rivedo scodinzolare sul prato, mi immagino allora la sua camminata storta, buffa e incerta, Orso è rimasto qui……

Bea



Orso

S'era fatte già viecchie à nù canile,
passav'è Juorne suoje cà sufferenza
aspettanne cà à sciorta (1) soje se consumasse...
Ma, nà matina sente nà carezza,
nà voce amica e doce cò chiammave:
er'arrivat'ò cagne (2) dò destino!
A' provvidenza à vote n't'abbandona,
pure si si nù cane
pò arrivà all'improvviso chi te pensa
e a vita toje s'avvia pà nata strada...
A chillu juorn ò cane addivent'Orso:
se cura è malatie, se fà ò shampo
e s'acchiapp'è carezz'ogne mumente
di un angelo ca è scise, pe isse, a copp'ò ciele...
A date pure ò nomme à nà campagna
ca, cchiù è nà terra, pare ò paravise
e mmò sà uarda cuntent'è fà ò patrone...
Pò, comme fernesce ogni cosa bella,
arrive pure pe isso à cartulina:
adda partì surdate m'Paravise...
Nù sguarde tutt'attuorne: è nù saluto
à padrona, a campagna e all'ati cani
e s'addurmenta pè n'se scetà cchiù...
Mò c'è rimaste nù cancielle chiuse
e o nomme suoje stampato ngopp'ò legno
ma isse mò suspire a chillu late:
mò sò passate tutt'è malatie
e o suonn'e a pace sò na cosa sola...

Domenico Illiano

Cronaca: i cani di Poggio all'Orso

Medea

Caramella

Poldo
Poldo e Caramella sono stati adottati a Castel del Monte, in Abruzzo, dopo il terremoto. Molossi Abruzzesi, sono splendidi e fedeli guardiani bianchi. 
Medea è stata adottata al canile di Prato, mix volpina/maremmana è una vedetta eccellente. Mi seguono in ogni lavoro in azienda, sono la mia ombra e mi fanno sentire protetta... Solo qualche mese fa, mentre scaricavo delle granaglie nel magazzino, un topino minuscolo è schizzato fuori da un bidone e si è infilato nel collo del mio stivale. Sarò anche coraggiosa, ma in quel frangete un urlo mi è uscito istintivo... Bene, in pochi secondi i cani erano da me, mi guardavano e si guardavano intorno a chiedermi: "Cos'è successo? Dov'è il problema?".

bea

Cronaca: Beau e la neve

Beau, maestoso nel portamento, sta sotto la neve. Non ha problemi di freddo lui, la pellicciotta invernale lo fa somigliare ad un orso marsicano. E mi insegna che la vita è bella anche sotto la neve, anche quando il gelo la fa da padrone. Mi insegna che la vita è bella anche d'inverno proprio perchè è inverno....

bea

Lettera ad un Amico...

Claudio e Beatrice, ci presentiamo così, attraverso una lettera scritta ad un Amico....

"Magico progetto il tuo, amico caro… mentre percorrerai la 66, pensieri e preoccupazioni scivoleranno via dalle tue spalle, passando lungo i fianchi sudati del cavallo che dividerà con te la strada, fino a cadere a terra perduti per sempre....
Io sto fisicamente bene. Ma vivo di miraggi, miraggi che diventano realtà, man mano che si avvicinano. Poggio all'Orso è un folle miraggio che si sta consolidando... I benpensanti borghesi mi chiedono come faccio a vivere quassù. Poi, dopo un pò che siedono qui con me, mi chiedono se ho un posto per ospitarli.... La magia della natura entra dentro di loro, li intossica lentamente, disturba i loro aridi ragionamenti... Il sudore mio, l'odore della terra calda di sole, il belato delle capre e il gioco dei cani, il canto e la rissa dei galli, il verde sfacciato delle fronde, il gorgoglio dell'acqua che adesso sale gelata e allegra dal pozzo artesiano, sudata goccia a goccia per tre anni, li distoglie dagli sterili luoghi comuni di cui vivono, di cui si nutrono, di cui si ammalano.
Ed io sorrido...e penso alla corrente elettrica che è mancata per altrettanti tre anni, alle candele la sera con la loro luce calda ed intima accompagnata dal silenzio dei boschi fuori dalle finestre buie, alla morte annunciata della televisione, ormai muta e fredda e dimenticata da una parte, alla chitarra di Claudio, unica voce sommessa e garbata che usciva dalla camera di legno, all’intimo dialogo a cui spinge il silenzio rumoroso delle notti silvestri, quando è d’obbligo parlare sotto voce per non disturbare la natura intorno, quando è d’obbligo parlare dal profondo, perché sottovoce si possono dire solo cose intime, importanti….
E ritorno a quei momenti fortunati, faticosi, vivi. Dove tutto è strappato alla terra con le mani, senza uno strumento agricolo, ma solo in compagnia della zappa e della vanga… E ritorno al taglio drammatico di rovi grandi e forti come tronchi decennali, alla scoperta del terreno sotto di essi, alla rinascita fatta di un ampio sospiro verde degli alberi stretti da anni in liane assassine, alle stalle costruite a mano con fatica, martello e chiodi….
E ritorno al costruire, al fare, così come oggi costruiamo e facciamo.. in un gioco da grandi che deve durare tutta la vita. Perchè Poggio all’Orso è un gioco da grandi. Un gioco da grandi che si sono stancati della monotonia delle cose, delle scarpe di pelle e dell’asfalto delle città, dei luoghi comuni, dell’esteriore vivere… Un gioco faticoso, impegnativo, dove si scommette ogni giorno e in ogni occasione, dove si perde spesso e si vince raramente, ma quando si vince, la gioia chiude la gola e le lacrime scivolano dal mio viso al collo del cavallo che sto abbracciando, alla capretta che appoggia le zampe sul mio stomaco per raggiungermi le mani, ai gattini minuti e gracili che scoprono il mondo fuori dalla cucina….
E in questi rari ma forti momenti di vittoria, il giocatore vince, vince sulla vita, vince sulle sfide, vince su se stesso andando oltre a ciò che potrebbe essere stato in un percorso comune, anonimo, stereotipato… vince sul branco in un canto solista unico ed irripetibile.
Ti abbraccio e ti auguro davvero tanto bene."

Bea